Autismo: quando può essere utile chiedere aiuto

E se qualcuno che conosco è autistico e non lo sa?

Se mio figlio è autistico? Mia sorella? Oppure io?

Se questo pensiero ti gira per la testa, forse hai notato qualcosa di atipico in te o in qualcuno che conosci. 

Ricordando che ognuno di noi è diverso, se noti un segnale o più segnali che ti preoccupano o semplicemente ti hanno messo la pulce nell’orecchio, ci sono molte cose che puoi fare!

  1. Internet è uno strumento incredibile che ci dà accesso a tantissime informazioni, ma ATTENZIONE!  non tutto ciò che leggiamo ci aiuta. Osserva bene il sito da cui provengono le informazioni che stai leggendo: è un canale di divulgazione scientifica? Un ente specializzato o preparato sulla materia? Se la risposta è no, lascia perdere. Resterai solo più confuso e spaventato. Se la risposta è si, informarsi è un buon inizio, ma ricorda, il tuo smartphone non è un dottore, né uno specialista! Passa al punto 2!
  2. Consultati col tuo medico di base o pediatra. Condividi le tue preoccupazioni e ciò che hai notato, le tue sensazioni, e insieme valutate se ha senso prenotare una visita specialistica. La diagnosi precoce è uno dei fattori di maggior successo degli interventi di supporto, per sapere come procedere ai primi sospetti, passa al punto 3! Nota bene: anche se non sei più un bambino, puoi provare a consultare uno Psichiatra, uno Psicoterapeuta esperto in materia o una struttura specializzata.
  3. Visita neuropsichiatrica infantile: prenota una visita nel pubblico o nel privato, facendo presente le tue preoccupazioni e i tuoi dubbi agli specialisti che incontrerai. La prima visita ha lo scopo di orientare l’iter diagnostico con test e valutazioni adeguate al fine di fornire un’eventuale diagnosi ma anche ad ottenere un profilo funzionale, ossia scoprire punti di forza e di debolezza per ogni area indagata. Di fronte alla diagnosi sarà il neuropsichiatra che, seguendo le linee guida sull’autismo, suggerirà gli interventi riabilitativi più efficaci.

Diagnosi

I manuali diagnostici più aggiornati (DSM V e ICD 11) presentano la seguente etichetta:

  • Disturbo/i dello Spettro Autistico (o dell’autismo)

Le precedenti versioni presentavano etichette alternative quali nel DSM IV: Sindrome di Asperger, Disturbo disintegrativo dell’infanzia e Disturbo Pervasivo della Sviluppo Non Altrimenti Specificato; nell’ ICD 10: Autismo infantile, Autismo atipico, Sindrome di Asperger. 

È bene specificare che capita ancora che queste etichette vengano utilizzate in documenti e valutazioni, e possono creare confusione.

Il concetto di SPETTRO sta ad indicare una vasta gamma di profili funzionali e differenze personali che possono differenziare molto la presentazione di sintomi e caratteristiche delle persone con questa diagnosi.

Attualmente la comunità scientifica, molto stimolata soprattutto dalle associazioni di genitori e di persone con autismo, sta ragionando sul termine disturbo che nasce dalla traduzione inglese dell’etichetta Autism Spectrum Disorder, in quanto le evidenze scientifiche indicherebbero sempre di più che si tratti di una condizione più che di un disturbo, alla quale possono essere associate o meno anche altre difficoltà (compromissione cognitiva, del linguaggio verbale, motoria..che caratterizzerebbero il cosiddetto “basso funzionamento”). 

Si parla di NEURODIVERGENZA, ossia di differenze vere e proprie nel funzionamento del cervello, in un mondo pensato per neurotipici.

La sfida è aiutare le persone con autismo ad avere tutte le strategie per il migliore adattamento possibile, ma anche quella di costruire un mondo più accogliente e che tenga conto di una popolazione, sempre più ampia, che funziona in modo diverso e non per questo sbagliato!

Torna alla pagina principale